lunedì 9 gennaio 2017

In uscita il libro di don Nicola Bux edito dall'Editoriale il Giglio.

Copertina del libro di don Nicola Bux "Come andare a Messa e non perdere la fede"

di Antonio Carannate*

Trovo assolutamente condivisibile il contenuto espresso da don Bux nel suo testo in oggetto. Già il titolo, intrigante  nella sua forma, sollecita a rincorrere il fine ultimo sotteso ad ogni azione liturgica o pastorale, e cioè la saldezza della nostra fede. Si tratta semplicemente di guardare alla realtà di come viene celebrata la S.Messa nella maggioranza dei casi ordinari e di come vi partecipa la gran parte del popolo di Dio. Da questa semplice osservazione della realtà si tocca con mano  che la partecipazione alla S.Messa paradossalmente può divenire occasione non di arricchimento ma di impoverimento spirituale.Ciò è incontrovertibile quando si assiste ad abusi liturgici nella Messa. Un esempio di questi abusi? Li cito così come mi vengono in mente alla rinfusa, tanto è evidente il loro essere controproducenti per la edificazione spirituale. Innanzitutto ricordiamo la sistematica omissione di ripresentare al popolo di Dio la S.Messa come il sacrificio di Cristo; seguono poi tanti altri abusi del celebrante racchiudibili  per esempio in un  certo senso di protagonismo umano manifestato in frasi prolisse e, fuori contesto nell'ambito della celebrazione e a cui fa il paio un certo atteggiamento indotto fra i partecipanti alla S.Messa quale potrebbe risultare quel battere le mani rivelantesi come gesto teatrale assolutamente deviante, stante lo scopo precipuo della celebrazione stessa. In una trasmissione radiofonica di Radio Maria, ascoltai un altro liturgista,padre Ildebrando Scicolone che, in un tono insolitamente alterato,sbraitava contro chi sosteneva che la S.Messa sia la riproposizione del sacrificio di Cristo a scapito del concetto di S.Messa come cena conviviale. Ignoro se don Scicolone avesse in mente la persona di don Bux o parlasse solo in generale. 
Nella foto don Nicola Bux
Ho aspettato trasmissione radiofonica di don Nicola Bux seguente dopo una settimana  quella di don Scivolone  don Bux ha tenuto la sua catechesi senza nemme sfiorare l'eventuale controversia che io potevo ipotizzare tra i due liturgisti. Meglio così:per quanto mi riguarda io continuo a prendere il meglio delle catechesi di don Scicolone come di chiunque,ma restai contrariato da quel tono eccezionalmemte stizzoso che don Scicolone adoperò nella fattispecie. Anche se capisco il suo tendere all'equilibrio tra significato di sacrificio e significato di mensa conviviale riferiti alla S.Messa, io mi permetto di sostenere teologicamente una certa premineza della riproposizione della S.Messa quale sacrificio di Cristo, al quale significato poi si può e si deve collegare il senso di partecipazione alla mensa ma intesa come modalità privilegiata, costituendo il cibarsi del Santissimo Corpo di Cristo,per associarsi al sacrificio di Cristo tutto teso alla nostra salvezza eterna che poi è il fine ultimo del sacrificio stesso.

*Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Antonio Carannante

N.b Chi vuole aquistare il libro può richiederlo editoriale il Giglio: qui

l'Epifania

l'Epifania è la dichiarazione al mondo dell''Incarnazione di Dio 





di Antonio Carannante

Si sente sempre dire che l'Epifania tutte le feste porta via. Come "detto" sbrigativo e facente rima può senz'altro andar bene. Credo però che non si tenga in dovuto conto l'importanza tutta specifica di questa festa. Se Natale è l'Incarnazione di Dio ed è tutta già compresa nel suo significato proprio, l'Epifania è la dichiarazione al mondo di tale significato. Questo lo si poteva già desumere dal significato etimologico del termine greco "Epifania". Il fatto che ci tocca però, è che nella manifestazione del significato del Natale,e cioè nell'Epifania è comunque insito il fine di tale manifestazione,ovvero la rispondenza del mondo al Natale. Insomma è il momento probabilmente più solenne in cui ci viene chiesto se abbiamo capito il Natale e se vi corrispondiamo.
Giotto. L'adorazione dei Magi. Cappella Scrovegni a Padova. 
 A me piace pensare a una analogia.Io la metterei così: scusandomi per il linguaggio alquanto improprio, diremmo che Natale sta ad Epifania come Battesimo sta a Cresima.Cosa significa? Natale è il Fatto importante in cui credere, Epifania ne è la manifestazione e implica la nostra risposta al Fatto; così il Battesimo concerne tutte le cose in cui credere e che ci vengono donate,la cresima è la nostra parte attiva in cui ci impegniamo alla pratica susseguente alla Fede che professiamo.Come si può notare,è sempre sottolineata la nostra rispondenza umana al Divino ,cioè è sempre l'uomo e non Dio il problema;è sempre tutto un fatto antropologico ciò che bisogna guardare nelle religioni storiche,Intendo dire che per guardare a una religione serve più guardare all'operato di quegliI uomini che obbediscono alla propria religione anziché ciò che essi dicono del loro dio. L'ultima considerazione può servire proprio quando si paragona la Religioine Cristiana alle altre!