L'anno che verrà: Analisi sociologica del fenomeno dell'immigrazione.
di Antonio Carannante
Questi giorni di attesa dell'anno nuovo mi hanno fatto venire in mente il titolo del brano del noto cantante Lucio Dalla "L'anno che verrà". Non intendo parlare dell'anno nuovo, però c'è tutta un'attesa di novità vere, non certo di quelle chiacchiere che i questi giorni ogni anno andiamo ripetendoci con asfissiante regolarità. Perché tanta attesa? Perché c'è tanta grassa abbondanza di segni dei tempi. Una volta era più difficile notare i segni dei tempi, ma oggi, dopo tanta inerzia, è come se i segni dei tempi si fossero accumulati e condensati. In un articolo giornalistico non sarebbe allora possibile parlare di tutto, ma concentrarsi in breve su un singolo fenomeno quale è quello della migrazione di massa sì. In primo luogo si smetta di paragonarlo all'emigrazione che ubbidiva a particolareggiate necessità di importo di lavoro da parte del paese di immigrazione il quale disciplinava regolarmente l'afflusso e la sistemazione dei lavoratori stranieri. Infine non si accenni alla necessità di salvare gente in mare, perché questo è come avere l'arroganza di spiegare e risolvere un problema partendo non dall'inizio ma guardando nel mezzo e "sparando sul mucchio" tra le cose da dire.
La verità è che c'è gente, troppa, la quale di sua spinte prende l'iniziativa di partire da casa per quella che già subito è una vera e propria avventura di segno negativo. Infatti si tratta di viaggio di parecchie migliaia di chilometri, percorsi con mezzi di fortuna e pagando per di più persone che sarebbero sempre pronte a uccidere; tutto questo mentre il paese d'arrivo sappia niente e, dopo l'eventuale arrivo se morte non sia sopravvenuta, continua a sapere poco o niente di queste persone e per lungo termine. La parola "lavoro" come modalità di attrattiva è completamente sparita, mentre è apparsa come parola pressoché
L'infografica illustra le rotte dell'immigrazione |
Uno dei modi entrare verso l'Italia e via mare. |
obbligatoria,"accoglienza". Le classi dirigenti italiane non avrebbero bisogno di particolare ingegno per concordare con la presente analisi: sospetto che le classi dirigenti, mai come adesso così scollegate con la popolazione comune, sarebbero ben contente di un ricamnbio etnico anche parziale su territotio italiano, perché ciò sarebbe in linea con l'ubbidienza ai princìpi massonici secondo i quali bisognerebbe battere la tradizionale caratterialità degli Italiani notoriamente intessuta di cattolicesimo!