giovedì 3 marzo 2016

Dante Alighieri, uomo di Fede.

Prof. Antonio Carannate

Dante Alighieri

Spesso noi uomini abbiamo un pregiudizio, sia che lo avvertiamo  sia che non: crediamo che l'uomo buono non sia anche forte ma semmai un uomo molle; così pensiamo quando lo chiamiamo "il santarello". Tale pregiudizio è dovuto al fatto che il Male ci abbaglia di più in quanto sembra di avere in se stesso più presa, mentre in se stesso è solo un disordine del Bene e come tale è in sottordine rispetto al Bene.
Dante ci ricorda che l'uomo buono è, insieme, anche forte.
Sappiamo che la gloria di Dio è l'uomo che Vive, ma con la "V" maiuscola, cioè l'uomo che partecipa del Bene, della Verità, della Giustizia: sappiamo infatti nell'interno di noi stessi che questo, e solo questo, è degno della Vita dell'uomo.
Bisogna quindi essere svincolati da qualsiasi laccio che ci precluda la Giustizia, la Verità, il Bene. Noi poi, quando guardiamo sinceramente nel nostro intimo, sappiamo in onestà morale ed intellettuale, quanto non ci appagano le parvenze di bene e quanto ci lasciano quella sete che è l'anelito al Bene, alla Verità, alla Giustizia i quali, come tre fratelli gemelli, presiedono alla vera libertà dell'uomo.
L'uomo Dante in Paradiso è libero cioè svincolato dai tanti lacci. Per esempio è svincolato dal laccio dell'avaro che è sempre ripiegato sui beni materiali. Per esempio è svincolato dal laccio del superbo il quale è teso sì a tutelare la sua fama ma fuori di ogni limite creaturale. Per esempio è svincolato dal laccio del lussurioso il quale perseguendo un unico cibo per il corpo e per l'anima si illude di trovarlo in basso anziché in alto per soddisfare la sua fame.
Dante è libero perché ha attraversato il Male dell'Inferno senza chiudervisi; ha subìto la penitenza della salita del Purgatorio diventando leggero: in tal modo l'anima e il corpo si sono riavvicinati fra loro così come era nel disegno originario di Dio; così Dante entra nel Paradiso che è la Casa dell'uomo.
Il poeta sa cogliere poi da par suo alcuni elementi materiali per rendere l'ineffabilità del Paradiso: l'elemento luce è l'elemento materiale più vicino alla dimensione immateriale, elemento che illumina e vivifica; il colore azzurro del cielo è altro elemento materiale che più di altri ci rimanda all'Infinito.
L'uomo quindi sale leggero e la Grazia compiutamente entra in lui realizzando compiutamente la sua umanità secondo l'originario disegno di Dio.
Già all'inizio della Cantica del Paradiso, per quanto in estrema sintesi, da par suo il Sommo Poeta mostra l'essenzialità da cui discende il tutto, ed è nel momento in cui dice "La gloria di Colui che tutto muove, per l'universo penetra e risplende". C'è qui l'essenzialità di concetti teologici e filosofici quali il Motore Immobile di Aristotele, l 'Arché dei presocratici,cioè la Causa Prima di tutte le cose.
Nel canto XXXIII poi, Beatrice, che pure è la guida giusta per Dante, si allontana per raggiungere il suo posto fra i Beati; sopraggiunge allora S. Bernardo adatto ad accompagnare Dante verso l'Empireo di Dio, col suo mirabile canto alla Vergine.

Papa Benedetto XVI dice che nel poema c'è il condensato che ci serve: la Maestà di Dio Uno e Trino, la Redenzione del genere umano operata dal Verbo di Dio fatto uomo, la Benignità di Maria, la gloria a cui sono chiamati gli angeli e gli uomini; una Sapientissima Mente governa il tutto.

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