Prof. Antonio Carannate
Dante Alighieri |
Spesso noi uomini abbiamo un pregiudizio, sia che lo
avvertiamo sia che non: crediamo che l'uomo buono non sia anche forte ma
semmai un uomo molle; così pensiamo quando lo chiamiamo "il
santarello". Tale pregiudizio è dovuto al fatto che il Male ci abbaglia di
più in quanto sembra di avere in se stesso più presa, mentre in se stesso è
solo un disordine del Bene e come tale è in sottordine rispetto al Bene.
Dante ci ricorda che l'uomo buono è, insieme, anche forte.
Sappiamo che la gloria di Dio è l'uomo che Vive, ma con la
"V" maiuscola, cioè l'uomo che partecipa del Bene, della Verità, della
Giustizia: sappiamo infatti nell'interno di noi stessi che questo, e solo
questo, è degno della Vita dell'uomo.
Bisogna quindi essere svincolati da qualsiasi laccio che ci
precluda la Giustizia, la Verità, il Bene. Noi poi, quando guardiamo sinceramente
nel nostro intimo, sappiamo in onestà morale ed intellettuale, quanto non ci
appagano le parvenze di bene e quanto ci lasciano quella sete che è l'anelito
al Bene, alla Verità, alla Giustizia i quali, come tre fratelli gemelli, presiedono
alla vera libertà dell'uomo.
L'uomo Dante in Paradiso è libero cioè svincolato dai tanti
lacci. Per esempio è svincolato dal laccio dell'avaro che è sempre ripiegato
sui beni materiali. Per esempio è svincolato dal laccio del superbo il quale è
teso sì a tutelare la sua fama ma fuori di ogni limite creaturale. Per esempio
è svincolato dal laccio del lussurioso il quale perseguendo un unico cibo per
il corpo e per l'anima si illude di trovarlo in basso anziché in alto per
soddisfare la sua fame.
Dante è libero perché ha attraversato il Male dell'Inferno senza
chiudervisi; ha subìto la penitenza della salita del Purgatorio diventando
leggero: in tal modo l'anima e il corpo si sono riavvicinati fra loro così come
era nel disegno originario di Dio; così Dante entra nel Paradiso che è la Casa
dell'uomo.
Il poeta sa cogliere poi da par suo alcuni elementi materiali
per rendere l'ineffabilità del Paradiso: l'elemento luce è l'elemento materiale
più vicino alla dimensione immateriale, elemento che illumina e vivifica; il
colore azzurro del cielo è altro elemento materiale che più di altri ci rimanda
all'Infinito.
L'uomo quindi sale leggero e la Grazia compiutamente entra in
lui realizzando compiutamente la sua umanità secondo l'originario disegno di
Dio.
Già all'inizio della Cantica del Paradiso, per quanto in estrema
sintesi, da par suo il Sommo Poeta mostra l'essenzialità da cui discende il
tutto, ed è nel momento in cui dice "La gloria di Colui che tutto muove, per
l'universo penetra e risplende". C'è qui l'essenzialità di concetti
teologici e filosofici quali il Motore Immobile di Aristotele, l 'Arché dei
presocratici,cioè la Causa Prima di tutte le cose.
Nel canto XXXIII poi, Beatrice, che pure è la guida giusta per
Dante, si allontana per raggiungere il suo posto fra i Beati; sopraggiunge
allora S. Bernardo adatto ad accompagnare Dante verso l'Empireo di Dio, col suo
mirabile canto alla Vergine.
Papa
Benedetto XVI dice che nel poema c'è il condensato che ci serve: la Maestà di
Dio Uno e Trino, la Redenzione del genere umano operata dal Verbo di Dio fatto
uomo, la Benignità di Maria, la gloria a cui sono chiamati gli angeli e gli
uomini; una Sapientissima Mente governa il tutto.
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